mercoledì 12 novembre 2014

Fanali Di Scorta - Freak 'N Roll

Qualche tempo fa, mentre scrivevo un articolo sugli Eugenio In Via Di Gioia, è stato postato e caricato un video di una canzone senza l'autorizzazione della band. Ciò, in teoria, sarebbe in linea con l'idea stessa di Bangszine, ma questo caso è un po' particolare. La band di cui si parla, cioè i Fanali di Scorta, non sono di certo una formazione da classifica con un'etichetta che li distribuisca in tutto il globo, per cui il nostro ruolo di “scout”, in questo senso, si dovrebbe limitare propriamente a postare i video che troviamo in rete, in modo da segnalarli ad eventuali ascoltatori.
Siamo però, in un certo senso, stati costretti a postare quel video. In primo luogo, e me ne assumo la colpa, perché mi era impossibile far sentire quella canzone ai miei amici, non essendo presente su Youtube. In secondo luogo, perché la musica dei Fanali di Scorta è ancora legata a vecchi sistemi di veicolazione, ed infatti dal loro sito potete trovare dei link di download con il vecchio simbolo di WinZip che appariva su Windows 95.
  (ve lo ricordate???)

Nella speranza che Daniele Chiarella ci perdoni, abbiamo deciso di dedicare un articolo appositamente a lui ed alla sua band, in particolare all'album che di più ci ha colpiti e che, per me, rappresenta qualcosa di assolutamente unico: Freak 'N Roll.


JOHNNY DEVO CONFESSARE
QUEL CHE SEI
 TORINO
SANTA FE'
SALVIA,LIQUIRIZIA & ROSMARINO
QUI DAI MIEI
SWEET HOME
IL CACIO SUI MACCHERONI
HEY FRATELLO
 SU QUESTI TRENI
 NOI
 OMAR


I Fanali Di Scorta, sebbene si possano ancora definire una band emergente, si avvicinano ormai al quindicesimo anno della loro fondazione. Freak 'N Roll ne ha già otto.
La band esordì nel 2000, con quel Noi la DEMO Gratis che già avrebbe fatto a lungo riflettere sull'estetica sonora e sulla firma inconfondibile di Chiarella, autore, attore, compositore, chitarrista, cantante, animatore per bambini e cazzone a tempo perso. 


Io personalmente posso vantare di aver passato la mia infanzia a canticchiare tutte le canzoni di Gli Altri Tiz, dal ritornello di Sadomaso alla storia osé de La Puttana, dall'amore impossibile di Mi Mancherai e di Portami Al Mare, all'esilarante Miss K La Pipì, per non parlare di quella dedica ai mestieri in via d'estinzione che è L'Arrotino, il loro cavallo da battaglia.


Con Freak & Roll, l'album uscito nel 2006, ancora autoprodotto, ma che può già vantare la distribuzione To Locals, i Fanali Di Scorta hanno raggiunto la piena maturità sonora con una splendida formazione a quattro (ahimé oggi ridotta a due elementi, ma ancora capace di sfornare il buon Mojito Express, che ha ancora un posto di tutto rispetto nella mia collezione di dischi):

Luciano "Lusio" Triglia (Chitarra)
Stefano "El Greco" MCR (Basso)
Beppe "il Puglia" Terzulli (Batteria)
Daniele "Dani" Chiarella (Chitarra e Voce)

È un album speciale, unico (mi ripeto), dimenticato, che avrebbe a suo tempo dovuto avere l'attenzione di parte di siti ben più virali come Ondarock e Rockerilla.
È anche una precisa dichiarazione artistica: Freak & Roll è un termine coniato dalla stessa band che sta ad indicare il genere musicale della stessa. Si tratta di una miscela potente di blues, funk, rock & roll, cabaret, folk hip hop, ska e reggae, che pesca a piene mani da quella Torino multietnica ed in trasformazione che era durante i primi anni di Chiamparino. Una città metropolitana ed industriale, ma in cui si avvertiva i risveglio di una volontà creatrice ed artistica, di una generazione che aveva deciso di non mollare e di trasformare quella che era una città cupa e grigia e in quel mondo cosmopolita e vivace che è al giorno d'oggi. In effetti credo che Freak & Roll, per quanto il titolo non lo indichi, sia stato l'omaggio più intenso ed appassionato che una band abbia mai potuto fare alla sua Torino. E di Torino, in quest'album, c'è proprio tutto, il “lento rosolio del kebab” e le “signorine” di Borgo Dora (Torino), i pericolosi rientri quando si guida una macchina con in corpo qualche mojito di troppo (Il Cacio Sui Maccheroni), la retorica del giovane perditempo, fuoricorso e senza lavoro (Sweet Home), gli immigrati ed i marciapiedi sporchi (Hey Fratello), ma anche l'anima immigrante (Su Questi Treni), che ha costituito le basi per la costruzione della società torinese (ricordiamo che Torino è la terza città per numero di abitanti del Mezzogiorno).
Un album piacevole, per niente retorico, che scorre liscio come l'olio sul giradischi e nei padiglioni auricolari, in cui generi diversi si fondono splendidamente per accompagnare quel poeta metropolitano che è Chiarella, che tra un sorso di Whiskey ed un mojito è pronto a cantarci della notte e della vita, della nebbia e dell'amore.
Ed è proprio di questa poesia che voglio parlarvi.

Quatti, quatti addormentati
in un furgone lamierato
quattro, quattro spargi i sacchi
la refurtiva calma posa
abili scippanti fuori piedi piatti mai.

La notte è fonda, l'attacco è incalzante. Il wha geme. Il testo ha ritmo, i delay lo inseguono.

Notti di ululati e ratti
sudici di ectoplasma,
donne di fede balzana
balli e s’alzan la sottana
per dimenticare buttati nel buco nero, vai!

Rubare per vivere non è una scelta. La colpevolezza a volte, può essere una scelta. Sono i nostri drammi quotidiani che ci portano ad abbandonare la buona morale. L'animo è già andato a male. Johnny devo confessare ti dovrò sparare. Il primo pezzo è una fucilata. Scorre dritto senza inganni, il testo è crudo e non lascia scampo. Le canzoni dei Litfiba di Terremoto, in confronto, sono solo stupidi slogan da stadio.

Cerco la strada per tornare di notte
con le ossa già rotte , mi han riempito di botte
tra le luci della notte

Pesto e fradicio tra rhum e mojto
mi han spezzato anche un dito , era uno sconosciuto ,
ma io l’ho minacciato e sul girarrosto l’ho bruciato.

Calda , lurida , squallida notte
con la nebbia a ricotta che si spalma
sulle tenebre confuse : io barcollo !

Ecco l'anima rap - blues che mi ha fatto innamorare di Chiarella. Quante volte non vi è mai capitato? Un bicchierino di troppo, la mente diventa confusa. Prima l'euforia, e ci si sente tanto intelligente, ma poi appaiono energumeni grossi e poco affabili, persone antipatiche e la gamba proprio non appoggia come deve. Si dice qualche stronzata, parte un colpo, poi un altro. Fa male? E chi si è accorto di niente! Ne riparleremo domani, quando tutti noteranno il livido giallo sulla tempia.
Ma niente è più reale di questa immagine:

Guido più piano , mi strofino le dita sugli occhi
stropiccio la ruvida faccia che ho : ma perché c’è sta salita?!



Il riff è spettacolare. Gli stop and go incredibili. Il batterista è un genio. La ritmica vocale perfetta.

Un giorno libero, senza lavoro
m' andrò a divertire
con le puttane di Borgo Dora,
così, tanto per fare!

In questo giorno di città
far quattro passi sotto ad un cavalcavia;
in questo posto la realtà
è un gatto morto sopra un marciapiede di periferia!


La delicatezza del riff fa contraltare alla crudezza di immagini che si inseriscono subdolamente nel nostro immaginario quotidiano, cosicché ci risulta impossibile essere empatici. Perché sappiamo che, anche se ci uniremo ad un'associazione o cominceremo ad impegnarci attivamente nel quotidiano, potremo fare poco o nulla per loro. È il paradosso che si deve accettare per vivere in una grande città.
Ma alle puttane di borgo Dora potremmo sempre cantare:

Dammi quel che stà dentro di te, intorno a te, in mezzo a noi...
insomma la tua verità!
Dammi solo quello che ti và: dammi il tuo odore, le parole per
distinguere la tua complicità!

E concedere, per un breve attimo, un po' d'amore genuino e senza secondi fini.

Lontano da ogni legge, confuso in ogni gregge, equidistante da ogni divinità,
con abiti profani ed usi a noi lontani, tu che accetti anche la casualità.

Atmosfere latine. Caro amico delle terre lontane, chissà da dove vieni,ma tu sì che sai qual'è il valore della vita. Cosa vuoi che ne sappiamo noi, che tutt'al più lamentiamo di non avere un lavoro o di non essere referenziati, mentre scriviamo dal nostro cellulare ipertecnologico, andiamo in vacanza o al mare, che dobbiamo occuparci della nonna che vive troppo a lungo e della bolletta dell'acqua calda, noi che ce l'abbiamo. Cosa vuoi che ne sappiamo noi, del valore della vita, noi a cui non manca nulla?
Noi per cui il massimo della preoccupazione è  svegliarsi la mattina, solo per ricominciare/pasticcini e tabacchini, traffico da funerale.?

Ma la vita non è solo questo. Ci sono i problemi, gli sbandati, gli ubriachi, ma c'è qualcosa che ci fa sognare e, sopratutto, gratis: ed è per quello che vale la pena di fare tutto, di fare qualsiasi sforzo.

Non importa se dovrò bere il tuo veleno per dormire sul tuo seno,
non importa se per averti sulla pelle impazzirò.

Compromettersi, se necessario, per raggiungere il più sublime degli scopi.

Via da qui, giù da qui
non lasciarmi in questa brezza
tu per me sei la passione, il dolore, quel sapore

E c'è anche il tempo per ridere perché, tutto sommato, che cosa sarebbe la vita senza un sorriso?
In fin dei conti, un sorriso è in grado di rendere più sopportabile anche il più doloroso degli sforzi e la peggiore delle rinunce, come abbandonare la terra natìa per andare in cerca di lavoro:

La guerra è finita da poco io devo partire a cercare un lavoro,
l'' Italia distrutta ha rialzato la testa e il re noi l'abbiam cacciato.
Forse io dovrei andare in America, si forse ci dovrei andare!
Oh, certo che io so nuotare, ma da qui all' America c'è troppo mare!
E poi il mare io preferisco vederlo dai finestrini...

I Fanali di scorta, abili cantori della realtà che li circonda, ci hanno saputo regalare un'opera capace di raccontarci con eleganza e semplicità il nostro piccolo quotidiano.
Non lasciate che vengano dimenticati.

VOTO: 80

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