lunedì 6 ottobre 2014

La versione più bella del mondo



Stairway To Heaven è una delle canzoni più emulate di sempre: si calcola che fino ad oggi il pezzo abbia venduto oltre un milione di spartiti. Se teniamo anche conto di come sia statisticamente provato che solo un chitarrista su cento sappia leggere decentemente un pentagramma (sempre che sappia cosa sia, faccio un esempio: Jimi Hendrix), si può dire che almeno la metà dei chitarristi dagli anni settanta ad oggi si sono cimentati nell'impresa di apprenderla.
Ah! Quante volte abbiamo dovuto fare leva sui nostri nervi calmi, quante volte abbiamo dovuto sopportare lo stupro di quella melodia.
 Durante gli anni del liceo, al concerto dell'amico del nostro amico, o alla festa di paese dove il padre del cugino di quello che abita di fronte a quello che usciva con la compagna di classe, nonostante i suoi capelli (pochi) bianchi e unti e le dita raggrinzite, quell'ennesimo padre che voleva giocare a fare il rocker sul solo di Stairway To Heaven!
E quante volte il cantante non andava bene, stonava, o era persino troppo simile all'originale da privarlo di tutte quelle imperfezioni che ci piaceva tanto.
 Quante volte quella canzone mancava di personalità nell'esecuzione, quante volte i musicisti erano troppo poco disinvolti ed appassionati e ci siamo chiesti “perché, perché, perché?”. Quante le versioni jazz inutili?
Ed anche i nostri idoli, a deluderci: quanti artisti famosi si sono impegnati in quell'inutile impresa, quando quel pezzo, nella versione in studio, era così impeccabile, che neanche gli stessi Led Zeppelin sono stati mai capaci di emulare sé stessi: soprattutto Plant, quel balordo, che tra un eccesso e l'altro aveva una voce così imprevedibile da costringersi a sostituire l'esecuzione con "l'interpretazione" o Page, quel tossicone, che si fumava in faccia la sigaretta proprio sulle note più importanti.
Ah, quante delusioni, inutile! Avevo deciso che non avrei più ascoltato una sola versione di Stairway To Heaven, se non quella, la sola, la unica, l'originale.

Tutto questo, fino a quando non ho scoperto che c'avesse provato anche Frank Zappa.

Credo che la versione a cui faccio riferimento sia quella contenuta nell'album The Best Band You've Ever Heard del 1988. Il concerto si conclude proprio con una versione di Stairway To Heaven e, del resto, una versione così è proprio degna della Miglior Band Che Abbiate Mai Sentito.

 
Complice una sezione di fiati veramente da urlo, la canzone si barcamena su un'ironica reinterpretazione free raggae con cambi di tempo ed imprevedibili schitarrate zappiane fino al famoso cambio centrale. Fino a qui, tutto sommato, le due versioni si somigliano abbastanza, ma già si nota che l'intento artistico di rivisitare il pezzo, arricchendolo di nuovi inaspettati elementi, primo su tutti il caratteristico, jazzistico, timbro baritonale della voce di Zappa.
Dopo il Cambio, accade il miracolo.
 Il fraseggio di chitarra introduce un'accelerazione improvvisa e le trombe prendono il sopravvento. Sono loro? Sì, CAZZO! è proprio la sezione di fiati! Gli ottoni suonano ESATTAMENTE quel solo di chitarra senza uno sbafo e sììììììì anche la frasetta velocissima! Ed a quel punto spunta la chitarra di Frankie, trionfante, che riempie proprio su quella parte che, per mancanza di organico, Jimmy Page non ha mai potuto eseguire dal vivo.
Il vecchio Frank le aveva proprio pensate tutte. Quando ci sentiamo già totalmente appagati, la canzone accelera di nuovo, prende la voce un negretto con un groove demoniaco e canta il ritornello finale come Plant non è mai riuscito in vita sua. Il cambio che ne segue è prog puro, con la batteria che suona forsennata seguendo i cambi della chitarra di quel cronopio di Zappa, fino alla grande frase finale “Annnnd She's Buuying a...Staaaairwaaaay...to Heaveeeeeen”, armonizzata con un coro degno dei migliori Crosby Stills Nash & Young.
Pensate che sia finita qui, eh? Ma la conclusione...la conclusione è puro genio, è ancora più geniale, ma non vi anticipo più nulla. 10 e Lode!



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